GENIO DI LUNA
Ultimo aggiornamento Venerdì 10 Giugno 2022 15:35 | | Stampa | | E-mail
Notte del 27
luglio 2018 ore 22:22, Luna piena del solleone. Il giorno in cui si incontrano
la razionalità astronomica con l’intelletto astrologico. Eventi su eventi si
danno appuntamento, mescolando leggende e conoscenze scientifiche. Sole, Terra
e Luna saranno allineate dando vita alla più vistosa eclisse del secolo.
Proprio nel momento in cui la luna toccherà il suo pieno. Ma sarà anche nel suo
apogeo e l’angolazione con cui la Terra devierà i raggi solari le conferirà una
particolare colorazione di rosso mistero. E proprio allora essa si incontrerà
con l’altro rosso del nostro sistema solare: il possente Marte. A pochi gradi
l’uno dall’altra in un mitico e mistico talamo ramato. L’avessero vista
gli antichi questa notte, cosa non avrebbero scritto! Come un incantesimo,
Selene avrebbe rubato il cuore agli innamorati, la favella ai poeti, il senno
agli scienziati, la penna agli scrittori, lo scalpello a Michelangelo, il
pennello a Raffaello, il timone e la bussola dell’anima a Leonardo. Un gioco magico
questo della Luna, una Iside che, svelata, raccoglie il suo velo e, pudica, si
nasconde per essere vista solo dall’occhio dell’Ermetista in continua ricerca
del Vero, dell’Uno, attraverso la Grazia muliebre, chiave della porta d’argento
priva di serratura e ultimo accesso prima della porta solare dei Magi. Luna, mutabile,
e fonte di ogni mutazione. Lei che cresce e decresce e influenza, come insegna
il M° Kremmerz, “vita vegetale e animale,
alta e bassa marea, azione sulla materia, sulle piante, sull’uomo, sul sistema
nervoso, sul sonno, sul riposo, sulla esaltazione, sull’intelletto, e
sull’anima delle cose viventi” [G. Kremmerz, La Scienza dei Magi, Ed. Mediterranee, Roma 1976, vol. III, pag.
142] La Luna è acqua,
simbolo antico e orientale di ogni cambiamento; è fertilità, è forza di
rinascita. È piena anche se nascosta stanotte, invisibile ai nostri occhi
mortali, ma splendente alla luce del cuore (anch’esso rosso) dove brilla
riflessa di un bagliore carminio. Come sangue vivo, rosso. Come fuoco ardente,
rosso. Come Amore puro e passionale, rosso. Come forza impetuosa, rossa. Anche nell’infermità
la sua influenza. Paracelso, Maestro di scienza, molto ci dice sui medicamenti
lunari, sostanze che corrispondono analogicamente al periodo lunare. Perché
dopo la malattia, il ritorno alla vita Luna di
solleone. Dunque il Leone: forza faber,
azione e non pensiero, atto e non potenza, pratica e non teoria. Questa Luna
agente e non solo riflettente, stanotte, svanendo ai nostri sensi, si riempirà
di Sole (Vita), Terra (Umano), Marte (Energia). E, nell’attimo in cui
ricomparirà, il suo ruggito leonino metterà il mondo in azione rigenerante,
quasi come una medicina che cura il male dei mali dell’uomo: l’accidiosa
pigrizia, mortale avversaria di scienza e multiforme ingegno. Che i Divi Magi ci
accompagnino in questa rinascita affinché, usciti dall’utero lunare, si diventi
fiamma d’azione fulgida per trasmutare la natura
naturans (forza che crea) in natura
naturata (frutto dell’azione compiuta). [Cfr. G. Bruno, De la causa, principio e uno, La
Scaligera, Verona, 1941; B. Spinoza, Etica,
Armando Editore, Roma 2008; G. Kremmerz, La
Scienza dei Magi, idem, Vol. II, pag. 222].
Morgal Un fratello di Hermes |
THOTH
Ultimo aggiornamento Martedì 21 Novembre 2017 16:07 | | Stampa | | E-mail
THOTH
Animale simbolico: IBIS
- BABBUINO - HETET “Gli dèi non sono che manifestazioni dell'Essere Supremo” L'ibis sacro era un animale fondamentale nella religione
egizia, dato che la sua immagine era, con quella del babbuino, associata al dio Thoth, simbolo dell'intelligenza
e rappresentato anche con un ibis nel suo geroglifico. Considerato allo stesso momento utile
(divorava serpenti e carogne) e puro (beveva solo acqua limpida e
pura, usata poi dai sacerdoti con funzione rituale), l'ibis sacro era considerato intelligente
per lo sguardo sempre fermo sull'obiettivo e le posture eleganti. Gli ibis erano allevati in grandi spazi aperti
per poi essere uccisi, mummificati e messi in anfore da dare ai fedeli che
invocavano una grazia a Thoth. Lo stesso avveniva con il falco, simbolo di Horo, e migliaia di falchi e di ibis “pronti per l'uso” vennero rinvenuti nella necropoli di Ermopoli. Qualche analogia: L'ibis vive preferibilmente presso le paludi, i fiumi, gli acquitrini e le coste marine (Acqua = Luna), il suo colore è bianco e nero (fasi lunari), il suo becco è a forma di falce lunare, depone da 2 (Luna - Gestazione) a 3 (Mercurio – Thoth - Intelligenza) uova e l'incubazione dura circa 28 giorni (mese lunare). Le analogie relative al babbuino (Luna – Thoth) sono trattate nel capitolo inerente a Thoth Signore del Tempo e dello Scrivere. Thoth (scritto
anche Toth o Thot) è il
nome dato al dio egizio della luna, magia, astrologia, astronomia, misura del tempo, saggezza, sapienza,
matematica, geometria, musica, medicina, scrittura e disegno. Viene rappresentato sotto forma di
uomo con la testa e con il collo di ibis (uccello che vola sulle rive del Nilo), con penne, tavoletta e
ramo di palma, o sotto forma (meno frequente) di babbuino. Sulla sua testa il disco combinato a mezzaluna. Il nome di Thoth significa 'Lui di Djehut', che era una provincia del Basso Egitto. Come per la maggior parte dei miti, le
versioni sulla sua nascita abbondano. Alcuni dicono che egli era il figlio di Râ , e altri che nacque dalla testa di Seth, come la dea greca Atena nacque dalla testa di Zeus. Thot era un dio così antico che ha partecipato ai miti della creazione ed alla nascita di Osiride, quando la dea Nut ha richiesto la sua assistenza per avere bambini. (tanogabo). Thoth, patrono delle scienze esatte, figura come sposo di Maat , anzi, più precisamente, come suo
“fecondatore”. Per risalire
all'origine del termine “matematica” occorre andare al vocabolo
egizio maat, nella cui composizione
appare il simbolo del cubito, strumento di misura lineare, un primo
accostamento al concetto matematico. Simbolo geometrico di questo ordine è un
rettangolo, da cui sorge la testa piumata della dea egizia Maat, personificazione
dei concetti di ordine, verità e giustizia. Figlia di Ra, unico Uno, creatore
di ogni cosa, la sua potenza demiurgica è limitata e ordinata da leggi naturali
e matematiche. Entrambe le divinità sono presenti
nella cerimonia della “psicostasia” o pesatura dell'anima del defunto,
sottolineando l'immanenza di quelle leggi di ordine e di giustizia cui debbono
conformarsi sia gli dèi che gli umani.
Il termine "psicostasia" significa "pesatura dell'anima" ed è riferito al giudizio cui deve sottostare il defunto alla presenza di Osiride e dei quarantadue giudici dei morti nell'Aula Maaty, cioè della Verità e della Giustizia. Innanzi ad ogni Giudice, egli pronuncia una formula, affermando di non aver commesso una specifica colpa. L'insieme di queste affermazioni costituiscono la sua "dichiarazione d'innocenza". La veridicità di questa dichiarazione è controllata da una bilancia, su uno dei cui piatti è posto il cuore del defunto e sull'altro la piuma, simbolo della dea Maat. Thot registra il risultato. In caso di esito negativo lo spirito del defunto veniva sbranato da un mostro chiamato Ammit. Al termine del giudizio, superato invece favorevolmente, il defunto veniva "giustificato", dichiarato cioè "giusto di voce", ed era ammesso ai Campi Elisi. Maat Psicostasia Durante gli scontri tra Seth e Horus per il regno d’Egitto, Thot era alleato con Iside e Horus per difenderli da Râ . Quando la dea Tefnut, figlia del sole,
fuggì nel deserto della Nubia lasciando libero corso alla sua ferocia, Râ incaricò Thot di andarla a riprendere. Questi,
camuffato da babbuino, fece si che Tefnut, ritrovato il suo aspetto benefico, tornasse in Egitto. Thot si camuffava sempre sotto due sembianze e si mostrava o come essere umano dalla testa di ibis, con un disco lunare, o come un babbuino. (tanogabo). I sacerdoti di Thoth hanno detto di lui che era il demiurgo che ha creato ogni cosa dal suono. Thoth comparve già nel periodo predinastico e la città dove venne
maggiormente adorato fu Ermopoli dove venne rappresentato in sembianza di ibis e di cinocefalo. Nella teogonia di Ermopoli Thot assunse un
ruolo di grande rilevanza e fu considerato una delle divinità creatrici
del mondo. Come divinità lunare venne associato al sole
morto in quanto la luna stessa (Iah)
compare raramente nella teologia egizia. Come i cicli della luna
regolavano molti dei rituali religiosi ed eventi civili della società egiziana,
così Thot fu
considerato anche il primo regolatore di tali attività (wikipedia). Per gli Egiziani sia la matematica che l'astronomia avevano uno stretto legame con la magia e la veggenza, perciò Thot venne ritenuto anche un grande mago. Durante il regno di Osiride come re d'Egitto, Thot ricoprì la carica di visir, aiutando Osiride a risolvere tutti i problemi legati alla cultura e insegnando a Iside le numerose formule magiche che più tardi le fecero guadagnare il titolo di "grande maga". Con l'aiuto delle formule magiche di Thot, Iside riuscì a far rinascere Osiride, il suo sposo morto, e a concepire un suo figlio. Thot insegnò a Iside anche tutte le magie che le servirono per curare le malattie del piccolo Horus mentre cresceva nelle paludi del Delta. Ed era Thot che, con il permesso di Ra, neutralizzò il potente veleno con cui il malvagio Seth stava per uccidere il bambino. Come dio della medicina Thot guarì anche l'occhio di Horus (Horus l'Antico) che Seth un tempo gli aveva strappato. (miezewau). Il Babbuino (Hetet) è attribuito a Thot, signore del Tempo e dello Scrivere.
Esso poteva simboleggiare fra l'altro la Luna, perché: “Quando la Luna, entrata
in congiunzione col Sole, è privata della luce per la frazione di
una determinata ora, il babbuino maschio non ci vede più e non mangia. E' depresso, si aggira a capo chino
per il terreno come se si lamentasse del rapimento della Luna.... Se gli egizi vogliono indicare i
due equinozi disegnano un babbuino seduto: in tali periodi, infatti, l'animale urina 12 volte al
giorno, cioè ogni ora, e così pure durante le due notti
corrispondenti. Non è dunque immotivato che gli Egizi scolpiscano un babbuino seduto sulle loro clessidre ad acqua, congegnate in modo tale che l'acqua fuoriesca dal membro dell'animale, poiché esso – come detto sopra – indica le 12 ore dell'equinozio”. Thot, Signore del Tempo, il babbuino richiama tutti i cicli, indipendentemente dalla loro durata: - Il giorno (definito
dalla rotazione della terra sul proprio asse); - L'anno (determinato
dalla sua rotazione attorno al Sole); - Il “grande anno” costituito
da 1460 anni (365 x 4); - Il ciclo di 26 millenni (la
precessione degli equinozi, che nel calendario svolge un ruolo decisivo). - Un altro ciclo importante che ricorre in tutti i sistemi di calendario è il mese lunare, sempre problematico da definire in quanto privo di unità di misura comuni agli altri cicli. Quando il cinocefalo Hetet saluta il giovane Sole del mattino,
quando canta – sotto il nome di Benti – la gloria di Râ nel tramonto, quando urina ogni ora ai due equinozi, quando rivela
la sua potenza respiratoria con l'enorme petto villoso e il lungo naso canino,
queste caratteristiche esprimono le sue “possibilità”. La stessa cosa vale per lo struzzo,
il corvo, lo sciacallo, e per tutti gli altri
animali. Essi sono nati da condizioni che impongono loro quelle abitudini e quei caratteri, senza i quali non sarebbero né un cinocefalo, né uno struzzo, né un corvo, né uno sciacallo. Controparte femminile di Thot fu Seshat, scrivano immortale che con lui divideva il compito di scrivere nomi ed imprese dei defunti sulle foglie dell'albero ished; secondo altre tradizioni sposa di Thot fu anche la dea-rana Heket e la sua compagna Sesheta. Seshat è Dea delle Librerie, tutte le forme di scrittura e misurazione
del Tempo. Gli Egiziani credevano che Seshat avesse inventato la scrittura, mentre
Thoth l'avrebbe insegnata all'umanità. Essa
era conosciuta come "Signora della Casa dei Libri" indicante che anche
lei si prendeva cura della biblioteca di ortografie e rotoli. In quanto inventore della scrittura e patrono degli scribi fu tale ruolo che ebbe anche nei confronti del dio Râ di cui era segretario e visir (wikipedia). Thot, scriba degli dèi e dio degli scribi.Il ruolo degli scribi, in Egitto, è
stato così importante da avere un nume tutelare: il dio Thot, l’inventore e protettore della
scrittura. Avere per dio Thot (o Dyehuty in egiziano) ha permesso agli scribi di avere un’ottima
posizione sociale, infatti, erano molto vicini ai faraoni. Thot era anche dio della musica, medicina, geometria, astronomia, magia e simbolo
della luna.
Thot era un messaggero degli dei e
garantiva la conformità degli eventi con i loro desideri. E’ stato identificato
dai greci con il dio Ermes, e per questo motivo la città principale per il
suo culto è stata battezzata come Ermopoli. Egli governò la “Casa
della Vita” (grandi centri di
cultura e di magia annessi ai grandi templi) (Tanogabo). In Occidente, Erodoto, Talete, Parmenide, Empedocle, Orfeo, Pitagora, tutti, nella loro epoca, andarono alla ricerca della Saggezza nelle Scuole Misteriche egizie, nella speranza di risolvere i problemi dell’universo. Ammonio Sacca insegnava che la Dottrina Segreta si trovava completa nei Libri di Thot (Ermete), da cui Pitagora e Platone trassero entrambi la loro conoscenza e molta della loro filosofia; e questi libri, egli dichiarava, erano “identici agli insegnamenti dei Saggi dell’Estremo Oriente”. Poiché il nome Thot significa un collegio, un’assemblea, non è per nulla improbabile che i libri siano stati così denominati essendo la raccolta delle dottrine del sodalizio sacerdotale di Memphis. Thoth è stato a volte identificato con il dio greco Ermes o Hermes Trismegistus. Autore della Tavola di Smeraldo fu Ermete Trismegisto, designato dagli antichi Egiziani come una
divinità dal nome sacro di Thoth e che, secondo Plutarco, fu il primo in Egitto,
a conoscere i caratteri adoperati dagli Dei. La Tavola di Smeraldo
è costituita da un “denario” di dieci proposizioni ed è stata tradotta dall'arabo
in latino nel 1250. I Precetti furono trovati, prima dell'era cristiana, in una
tomba egizia, iscritti su una tavola di smeraldo. Tavola Smeraldina (Tabula Smaragdina) - È vero senza menzogna, certo e verissimo. - Ciò ch'è in basso è come ciò ch'è in alto, e ciò ch'è in alto
è come ciò ch'è in basso, per fare
i miracoli della cosa una. - E poiché tutte le cose sono e provengono da una, per la
mediazione d'una, così tutte le cose
sono nate da questa cosa unica mediante adattamento. - Il sole è suo padre, la Luna è sua madre, il Vento l'ha
portata nel suo ventre, la Terra è la
sua nutrice. Il Padre di tutto, il telesma di tutto il mondo è qui. La sua
forza o potenza è intera se essa è
convertita in terra. - Separerai la Terra dal Fuoco, il sottile dallo spesso,
dolcemente e con grande industria. Sale
dalla Terra al Cielo e nuovamente discende in Terra e riceve la forza delle
cose superiori e inferiori. - Con questo mezzo avrai la gloria di tutto il mondo e per
mezzo di ciò l'oscurità fuggirà da te. - E la forza forte di ogni forza: perché vincerà ogni cosa
sottile e penetrerà ogni cosa solida. Così è stato creato il mondo. - Da ciò saranno e deriveranno meravigliosi adattamenti, il cui
metodo è qui. - È perciò che sono stato chiamato Ermete Trismegisto, avendo
le tre parti della filosofia di tutto il mondo. - Ciò che ho detto dell'operazione del Sole è compiuto e terminato. Consiglio ai lettori di approfondire
il testo di questa “Tavola di smeraldo” leggendo due importanti commenti. Il
primo, scritto da Mario Parascandolo (Hahajah) sulla rivista “Ibis”, nei numeri 4, 5 e 6 del 1950, del
quale trasmetto qui di seguito la “Premessa”. * * * * * “Autore di questa
Tavola fu un Hermes, un essere, cioè umano e divino, il quale aveva saputo
fondere nel proprio crogiuolo tutto se stesso, sollevandosi nella natura
essenziale del ternario, fonte perenne di vita incorruttibile, che lo rese tre
volte grande o trismegisto. Il particolare nucleo
di praticanti a cui queste note sono indirizzate mi dispensa da chiarimenti
audaci e, peraltro, essi costituirebbero nei loro confronti una irriverente
pretesa, se non fossero ispirati al principio ammesso e permesso in taluni casi
dall'Ordine Osirideo Egizio di "potersi consultare su determinati punti di
controllo, secondo la formula fondamentale della rivelazione ermetica" che
è superfluo ripetere a chi già la conosce. Ai fini, pertanto, di
una sempre più salda impostazione del teorema alchemico non mi pare di
offendere la loro sensibilità ricordando che lo smeraldo è il colore di Venere
e che il segno corrispondente a questo pianeta è lo stesso segno di mercurio,
privato della luna, ossia privato del principio formale. Perché poi le
proposizioni siano dieci, cioè uno e zero, e perché in esse sia molto
richiamata e commentata la decima chiave del Tarocco, è cosa che essi
certamente sanno. Ma non è mai troppo
soffermarsi su certe coincidenze di numero e di simbolo, riunitamente e
separatamente considerate, perché a volte piccoli (apparentemente piccoli)
riferimenti trascurati, possono interferire negativamente sui risultati attesi,
donde disinganni e reazioni, che richiedono tempo, soprattutto tempo, per poter
essere assorbiti, ovverosia eliminati. Senonché cotesto
fattore, il tempo, cioè, quando non è tenuto nella debita considerazione, mal
si accorda col successo ambìto, perché - come in tutte le opere di creazione -
esso ha un'importanza specifica; mentre col fare, sostare, disfare e rifare se
ne va nel suo fiume la parte più preziosa della nostra esistenza, oltre la
quale non restano che la rassegnazione e... la morte”. * * * * * Il secondo, tratto da una “Conferenza agli Anziani di Miriam” tenuta da Luciano Galleani (Jesboama) e presente negli “Scritti Kremmerziani” di questo sito. In una biografia del Kremmerz
viene riportato: Iniziato probabilmente da Izar Bne Escur, il giovane Ciro attinse i principi e le sue teorie filosofiche a quella tradizione ermetica che, traendo le sue lontane origini dall'Ermes Thot egizio, si diffuse nella Magna Grecia con la Scuola pitagorica e nelle terre partenopee, tant'è che ancor oggi a Napoli, nel quartiere Nilense, ove si insediarono coloni giunti da Alessandria d'Egitto nel III secolo a.C. si apprezzano monumenti che dimostrano l'importazione di culti egizi durante l'Ellenismo, come la statua dedicata al Dio Nilo, eretta dagli alessandrini nelle adiacenze di Piazzetta Nilo. Nel “primo
Dialogo” il Kremmerz ci dice: “Dovete comprendere invece che noi siamo Italiani, Italici della Magna Grecia e Latini e Romani che il nostro antico dio, fattore e creatore di tutta la nostra antica civiltà, fu il messaggero della Luce degli dei, Ermete il quale, con o senza la santità, corrispondeva un po’ allo Spirito Santo che per i cristiani porta la divina ispirazione, e per quanto nella favola questo nostro Mercurio lo vedete e lo leggete in poche posizioni sacre e in molte libertine, fu chiamato Trismegisto, tre volte sommo in santità. Ermete quindi, greco ed egizio, è il Mercurio latino e il Thot del Grande Nilo”. Parlando poi dell'Ermete
aggiunge: “Ermete è la sapienza
divina o sapienza di verità e si dice che discende dal cielo per illuminare la
ignoranza dei mortali”. “Ermes è lo spirito
intelligente nelle tre forme apparenti della natura, è il soffio di vita di
tutte le cose e di tutti gli esseri: è ragione, è forza, è volontà, è scienza”.
Dua-Kheti
IGNIZIAZIONE: IL VALORE DELLA PURITÀ
Ultimo aggiornamento Mercoledì 19 Febbraio 2020 18:08 | | Stampa | | E-mail
Se guardiamo al greco, la parola “purificazione” procede dal
termine [pyr] che significa “fuoco” ciò vuol dire che la purificazione è un
processo di trasformazione che avviene attraverso il fuoco (1) . Lo stesso concetto è in realtà espresso dal termine “iniziazione”
che, sebbene significhi cominciare il percorso (verso il profondo delle cose),
dal latino in-: “dentro” e -ire: “andare” o -iter: “cammino” o ancora -itio:
“viaggio”, trova il suo etimo originario nella parola latina ignis e cioè
“fuoco”. Potremmo parlare più precisamente di “igniziazione” Quindi è il fuoco l’elemento da attraversare, la porta per
la quale passare per iniziare il viaggio verso una nuova coscienza e il
ritrovamento del sapere antico del mondo. Ora, nell’umano, l’elemento “fuoco” è
una parte dell’anima, insieme al suo opposto “acqua”. Sebbene entri come folata
di vento (dal latino anemos: “soffio”), l’anima diviene, una volta incarnata,
l’essenza stessa del principio forte del Tao: lo yang. E il fuoco è, più di
tutti gli altri, il simbolo dell’Amore: lo “spirito igneo” o “fuoco di Amore”(2) . Questo fuoco igniziatico deve bruciare il superfluo e
trasmutarci in essenziale. Aprire il bozzolo delle abitudini coscienti e
inconsce per consentirci la nascita come esseri d’Amore. Ecco dove Cristo dice
“Voi siete dei”(3) riprendendo il Salmo di
Asaph. Occorre scavare dentro e svelare la Iside nascosta, velata, ma così
tanto vicina a noi. Ma non occorre distruggerci, è necessario usare il fuoco
per illuminare, riscaldare e rafforzare, non per bruciare. Come quando
accendiamo il nostro carboncino per le rituarie: usiamo il fuoco per far sì che
il carboncino accenda se stesso. Ecco, noi siamo come quel carboncino:
disponibili ad essere mediatori del calore divino. Per far questo, lo stesso concetto di egoismo va rivisto una volta per tutte: ne esiste un’idea funzionale, definibile come egoismo di vita intelligente e procede dal concetto stesso di Essere onnipotente: l’Essere è per sé sussistente e, poiché noi ne siamo “immagine e somiglianza”(4) , abbiamo un dovere di assistenza e protezione per noi stessi in primis. Se noi non stiamo bene, non possiamo aiutare nessuno. In questo caso, vale l’etimo antico dal latino ego e dal greco [egò] cioè “Io” e -ism- radicale dal verbo [eimì] “sono”, pertanto il termine non vuol dire altro che “Io sono”: atto stesso della presa di coscienza dell’esistere. Ben altro invece è l’egoismo solipsistico praticato dalle
masse che riduce la nostra vita a un vuoto interesse materialistico, esclusivo
per noi stessi, che ci rende sordi all’ascolto di quel famoso “altro”, che in
fondo è sempre una parte di noi. L’egoismo solipsistico ci riduce schiavi del
possesso, incapaci d’amore, carichi di gelosie, sordi all’ascolto dell’altro,
poveri di parole di conforto, selvaggi addirittura, privi di intelletto
superiore. Quando viene domandato a Cristo quale sia il più importante
dei comandamenti egli, dopo aver menzionato le prime parole dello Shema’(5) ,
aggiunge, citando il Levitico, “Amerai il prossimo tuo come te stesso”(6) . In
effetti, secondo molti grandi teologi cristiani ed ebrei, in ebraico la formula
suona in modo diverso: “Amerai il prossimo tuo perché è te stesso”(7) . In questo
senso, dunque, chiunque sia incapace di amore per sé, è incapace di amore per
l’altro, perché l’altro è te stesso! Nel percorso della purificazione, noi non dobbiamo
rinunciare alla nostra persona (Dio non ci avrebbe creato individui) ma, al
contrario, dobbiamo estendere la nostra individualità all’intero genere umano,
accettandolo in toto con i suoi pregi e i suoi difetti. Amare tutti,
indistintamente. Pregare per tutti, senza fare eccezioni. Invocare, con la
nostra preghiera, le forze geniali come se fossimo la voce dell’intero genere
umano. Il trasmutatore che consente il raggiungimento dello stato
di purezza, che rende possibile la purificazione e il raggiungimento di una
coscienza perfettamente univoca alla nostra anima è l’Amore; perché, come dice
il nostro M° Kremmerz: “L’Amore è purità”(8). Noi non dobbiamo togliere, ma integrare. Crescere, non diminuire.
Non dobbiamo perdere noi stessi, ma trovare gli altri dentro di noi. La visione
stessa del sacrificio come sofferenza o privazione è già una confusione.
Infatti sacrificio dal latino sacer: “sacro” e facio: “faccio” e anche fio:
“divento, sono fatto” è un termine che significa “faccio il sacro” e, mentre lo
faccio, “divento sacro”. È l’agire a un livello più alto, non è un fustigarsi,
limitarsi o inibirsi. È evolvere, fare dono di sé per un obiettivo di più
grande livello (metafisico) e di più ampia portata (tutta l’umanità). È
riprendere il posto assegnatoci dal Dio all’origine dei tempi: partecipare
responsabilmente alla protezione e alla salvaguardia del Creato(9) . Certo che prima di correre, occorre camminare. Si deve
praticare in primis e tanto! Oggi prevale tanta teoria, prevalgono tanti libri,
tante parole, tante (troppe) scuole. Invece, la semplicità della trasmissione
del sapere nasce dal rapporto di abbraccio mistico e mutuo consenso tra un
Maestro e il suo allievo. È il frutto naturale di un “sì” detto al Maestro e,
attraverso lui, alla vita. Come il “sì” incondizionato di Maria. Nella pratica quotidiana e costante l’allievo si
alleggerisce dai pesi mentali (lì sì che c’è da togliere!) che ostacolano –
ecco il vero diavolo: dal greco [diàbolon]: “ostacolo, divisore”,
derivato da [diàballo] composto da- [dià-]: “in mezzo, attraverso,
di traverso, separatamente” e [bàllo]: “lancio, tiro, getto, pongo” col
significato di “getto in mezzo, metto una separazione, pongo un ostacolo” – e
distraggono la mente dal vero obiettivo dell’uomo su questo pianeta: l’evoluzione
catartica dell’umanità. È un processo di liberazione da tutti gli impropri, da tutti
gli aggiunti che, momento dopo momento, sono stati posti su di noi perché
ancora la pedagogia e l’educazione dell’uomo sono a livelli troppo bassi.
Dobbiamo togliere tutti i non-nostri, il cosiddetto male dal latino me “me” e
aliud “altro” cioè “l’altro da me, l’estraneo a me”. Anche nelle grandi scuole
di psicologia esistenziale si insiste sempre sul liberarsi da tutto ciò che il
sistema ci ha costruito addosso come carattere (dal greco [charàsso]
“intaglio, scolpisco” quindi “tutto ciò che è stato strutturato su di noi,
inciso dentro di noi”) e impedisce l’epifania del nostro temperamento (dal
latino tempus “tempo e mens “mente” cioè “come la mente o intelligenza si
adatta al reale spazio-tempo”) cioè il modo in cui la vita ci aveva progettato. Come abbiamo iniziato a spiegare, “purificare” è un termine
che deriva dal concetto di [pyr] cioè “fuoco”, ma la seconda parte del
termine “-ficare” procede dal latino facere cioè “fare”. Pertanto, non si
tratta di un termine passivo, la purificazione è qualcosa che noi non subiamo
(come subiamo il carattere) ma che, al contrario, dobbiamo agire: dobbiamo
“fare il fuoco”. E come il fuoco delle Vestali doveva sempre essere tenuto
acceso, così non possiamo più far spegnere il nostro fuoco sacro interiore.
Anche nella terminologia odierna si usa il termine “focus” per indicare la
massima priorità tra le tante cose che ci riguardano. Purificare se stessi,
quindi, significa eliminare tutto il superfluo, tutto l’improprio, tutto il non
nostro e concentrarci principalmente sul senso ultimo della nostra vita,
concentrarci sul nostro lucus sacer: il “bosco sacro” dell’esistere, il nostro
più profondo intimo, il dono del Dio che ci fa viventi: l’anima umana. E, ne
“La Scienza dei Magi”, il nostro M° Kremmerz ci insegna che l’anima umana perfetta è
addirittura la Maria o Myriam stessa “perfetta, vergine e monda”(10) . L’incontro
con la nostra anima ci riporta ad un’essenza sine macula, senza macchia. Uno
stato virginale di natura umana edenica. Apre il nostro cuore all’Amore
immediato, cioè “senza mediazioni”. Ci porta all’incontro con l’altro perché ci
libera dagli scontri interiori e ci prepara all’appuntamento con l’anima
dell’altro. La strada maestra quindi è sacralizzare la nostra anima pro
salute populi. Unico metodo, come detto, è la pratica. Ogni giorno dobbiamo
praticare, affinando le nostre competenze e osservando, alla stregua di genitori amorevoli, le nostre stesse cadute (ecco il
famoso amore per noi stessi o egoismo di vita intelligente), trovando il giusto
equilibrio tra una comprensiva indulgenza e una paziente severità. Non stare
sempre a giustificarsi, ma motivare sempre le difficoltà, senza entrare in
eccessive rimostranze per quello che non si è fatto e si sarebbe potuto fare.
Anzi, ricominciare subito, non cadere nella tentazione di fissarci sulle
memorie di un passato più che prossimo. Guardare all’attimo che è, mai indietro
a ciò che ormai è già stato. Praticare la preghiera come atto di amore
compassionevole erga omnes, verso
tutti, indistintamente. Praticare sempre accompagnati dal nostro attuale Maestro che ci fa da
guida, da esempio, da modello di coraggio. Nella pratica continua è celato il
cammino che porta alla Verità ultima: l’intima semplicità che connette la nostra
piccola individuale esistenza con l’umanità tutta e col grande Essere che sempre
è. Morgal Un fratello di Hermes (1) - Per tutti i
riferimenti etimologici, oltre che ai tradizionali Dizionari di Etimologia
(meglio se i più antichi), rifarsi all’ottimo G. Semerano, Le Origini della Cultura Europea, Vol II: Dizionario etimologico della
lingua greca e Dizionario etimologico della lingua latina e di voci moderne,
Olschki, Firenze 1994 e ristampa 2002. Nonché, ovviamente, a tutte le pagine
degli scritti di Giuliano Kremmerz. (2) - G. Kremmerz, La Scienza dei Magi, vol. 1 pag. 276 e vol. 2 pag. 210, Ed.
Mediterranee, Roma 1976 ristampa 2001. (3) - Gv
10,34 “Non è forse scritto nella vostra
Legge: Io ho detto: voi siete dei?” e Salmo 81,6 “Ho detto: voi siete dei (Ego dixi: dii estis)” (4) - Gen 1, 26. (5)
- Dt, 6, 4-5: “Ascolta Israele, il Signore nostro Dio, il Signore è uno. Benedetto il
nome del Suo glorioso regno per sempre, eternamente. E amerai il Signore tuo
Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue facoltà”. (6)
- Lv 19, 18; Mt
22, 37-40; Mc 12, 29-31; Lc 10, 25-28. (7) - Cfr. C. M. Martini – G. Sporschill, Conversazioni notturne a Gerusalemme. Sul rischio della fede,
Mondadori, Milano 2008 e M. Buber,
Leggenda del Baal Shem, in G. Ravasi, Il
libro dei Salmi: commento e attualizzazione, Ed. Dehoniane, Bologna 1985. (8)
- G. Kremmerz, op. cit., vol. 3 pag. 268. (9) - Gen 1, 26; 1, 28
e 2, 15.
(10)
- Idem, vol. 3 pag. 259. LA TAVOLA ZODIACALE - SECONDA PARTE E FINE
Ultimo aggiornamento Venerdì 22 Settembre 2017 16:55 | | Stampa | | E-mail
IL MARZIALE E' un essere forte, battagliero, che s'impone. I marziali peccano di noncuranza a riflettere. Il genio correttivo del marziale è quello che ha
qualità opposte. In astralità (tendenza individuale) c'è il buono e
il cattivo. Il marziale quindi può usare la sua volontà in
senso buono e in senso cattivo, cioè esplica la violenza. Un altro marziale, invece, conserva l'equilibrio e non passa certi
limiti. Questi sono i tipi di marziale violento e di
marziale buono. I contrari di essi, sono due tipi che agiscono
come complementi e come correttivi. Il marziale vive in affinità con l'età delle
conquiste affettive dell'esistenza, periodo in cui si combatte per vivere. Dopo lo stadio solare delle ambizioni e dei
progetti, si passa a quello delle realizzazioni, ottenute nello scontro
frontale con la dura realtà, alternando successi e sconfitte, cadute e riprese,
ripiegamenti e entusiasmi. E' un essere che vive di combustione, di spreco di
energie, di sforzi espressi sia in forza muscolare che mentale, sotto l'impulso
del desiderio e si impone, costi quel che costi, per dominare e conquistare. Ha coraggio, schiettezza, audacia. Il carattere è teso, aggressivo e, naturalmente,
manca di psicologia e di sfumature. Il pericolo sta nella liberazione di questa energia animale incontrollata che può trasformarsi in violenza, in passionalità distruttiva e cieca fino al limite del sadismo. Inimicizie, incidenti, interruzione
brusca dei rapporti. IL MERCURIANO Ha l'estasi nel moto rapido ed avviene
come nei sogni, che in pochi secondi si vive la vita di mesi! Il mercuriano è abile in tutte le
esplicazioni delle forze fisiche e intellettuali. Il mercuriano vive in armonia con
l'adolescenza. Età androgina che rappresenta un periodo di risveglio
intellettuale e di disimpegno, di affinamento delle facoltà di giudizio,
differenziazione e di scelta. Periodo di passaggio, di rapida
trasformazione, instabile e inquieto. L'essere si distacca dall'istinto ed
elabora un meccanismo di difesa contro l'affettività pura. C'è la dimensione del gioco condotto
sia a livello mentale (critica, ironia, la “battuta” di spirito) che a livello
di realtà dove l'Io è preoccupato di appartenersi, di difendere i propri
interessi. Da qui una continua tensione nervosa
legata alla mancanza di stabilità. E' una natura mobile, sveglia,
attenta, curiosa, sottile e scaltra, maliziosa, ingegnosa, ficcanaso. Natura dualistica, ladra,
arlecchinesca, fanfarona. Gusto del gioco, dell'esercizio dello
spirito fine a se stesso (l'informazione, il giornalismo) dell'eccitazione
mentale, della sperimentazione. Senso del contatto, dell'affare, del
dialogo, dello scambio e quindi anche dell'imbroglio. Bisogno continuo di movimento. La parola e lo scritto. I viaggi, il commercio. IL GIOVIANO I gioviani banchettano e giocondamente
operano le cose di maggior raccapriccio. Il gioviano vive in armonia con l'età
del frutto, l'età matura dell'appagamento: l'età del successo e del riposo dopo
la conquista marziana. E' il momento in cui si ama godere dei
risultati dei propri sforzi, in cui si mette su pancia, in cui si sistema sia
ideologicamente (conservatorismo, borghesia) che materialmente, apprezzando i
valori stabiliti, la propria posizione sociale. E' un espansivo, un sensoriale, un
fiducioso, generoso, liberale, aperto, socievole. Afferma gli appetiti legati alla
sensualità, all'interesse professionale ed economico, all'ambizione. Natura che si esplica in volume, in
ampiezza e potenza, in vitalità espansiva e autorità naturale. Benevolenza, protezione, profonda coscienza di sé. Personalità che tende a unificare il
proprio istinto e la propria ragione in umanesimo, in saggezza, in calore
umano, in amore per la vita e per i propri simili con sfumature di
paternalismo. IL VENEREO Osservate gli uomini che presentano
una preponderanza venerea. Venere è la dea della bellezza nella
forma più squisita della manifestazione ma anche nella forma più cattiva. I venerei hanno bisogno di un
complementare cioè di elementi, di virtù che permettano l'esplicazione di
poteri che l'elemento venereo da solo non potrebbe fare. I venerei sono auto ammiratori della
loro bellezza; hanno cure esagerate di se stessi e, preoccupati solo della
forma esteriore, adorano l'apparenza seducente delle cose. Un venereo assolutamente dedicato allo
specchio si preoccupa più della cravatta e di una piega dei calzoni che di una
questione seria in cui possa impegnare la sua anima e il suo avvenire. E'
spesso un elegante infelice. Il venereo vive in sintonia con la
prima giovinezza. Periodo del risveglio della prima sensualità, della
sensibilità amorosa, del fascino fisico, del gusto di piacere e dell'amore per
i piaceri. Vuole sedurre ed essere sedotto,
vivere in armonia con le persone che piacciono e in armonia con le cose. Tutto deve essere perfettamente in
equilibrio, in un modo delicato e voluttuoso dove i contrasti, i toni violenti
sono banditi. Cerca la perfezione attraverso i sensi
e la comunione affettiva. Lo fa con la persuasione e la
diplomazia. Diventa estremista e intransigente quando non è appagato. Può diventare schiavo dell'amore, della forma, della propria arte, della bellezza. E' un esteta attraente, elegante, amabile che rischia di diventare frivolo e vanesio, vittima del suo narcisismo. IL SATURNIANO Preponderano in lui esclusivamente le
forze fisiche e gli attaccamenti alla terra, nei bisogni esagerati e voraci
dell'animale che tutto vuole per la conservazione materiale; diffidente e
appetente in tutti gli atti che compie: nel mangiare, nel camminare ed anche
nello svolgere pensieri nei quali si sente tutto il Saturno, cioè tutto il
piombo della sua costituzione: è l'individuo grave, pesante, impacciato che fa
sentire la gravità lugubre della sua presenza, privo di sorriso, straripante
malinconia e mortorio. Questo essere saturniano ha il Genio
compensativo, che è costituito dalla invocazione al contrario del suo
temperamento intimo fisico e spirituale. Il tipo saturniano ossuto, quadrato,
mangia bene e beve meglio; se non tocca, non vede e non pensa. Dormono profondamente, svegliati
stentano a riprendere la conoscenza ed il ritmo della vita, sognano e
dimenticano o sognano molto raramente. I saturniani, tetri maghi di rigida
sventura, non si esaltano che al dolore; hanno l'estasi del tormento della
carne e dei sensi. Si ricollega all'età della vecchiaia,
tempo in cui l'essere si ripiega su se stesso disseccandosi e raffreddandosi,
fisso su atteggiamenti definitivi. Le forze che lo animano lo portano
alla solitudine e alla concentrazione. Si rifugia nel silenzio della
riflessione, nel profondo della vita interiore. E' l'introverso che tende allo
scetticismo, al pessimismo e alla malinconia. I sani piaceri della vita lo lasciano
indifferente, non sa godere edonisticamente perché è disincantato e il suo
cerebralismo glielo impedisce. Può essere avaro ed egoista,
esercitare implacabilmente la sua autorità, e può nascondere una ricca,
tormentata spiritualità. Il suo carattere è calmo, lento,
prudente e riservato, paziente, rinunciatario, ascetico. Può quindi realizzarsi
nell'astrazione, nella spersonalizzazione o nel sacrificio. E' vicino alla realtà nuda perché ha
il senso del Tempo e della Morte. Quando non prevale la paura, il
rifiuto o il distacco dalla vita, domina in lui il male di vivere, fatto di
avidità, di desideri inappagati, di frustrazione, di ipersensibilità dolorosa e
tormentata. Sforzo, dovere, virtù, perdita,
malattia, morte. * * * Nella “Tavola Zodiacale ” il
ricercatore potrà riscontrarvi molti significati, anche perché della Tavola ve
ne sono varie versioni con progressive integrazioni. Quella che ritengo la più
interessante, è chiamata dagli studiosi “La Tavola delle 72 Intelligenze
Divine, o dei 72 nomi Angelici, o dei 72 Geni”. Il numero 72 ha origine dal fatto che
la tradizione ci tramanda che la “Porta” attraverso la quale ogni Intelligenza,
Angelo o Genio manifesta il suo dominio ha un'ampiezza o durata di 5
gradi o giorni. Dividendo pertanto i 360° o giorni per 5 si
ottiene il 72. In astronomia si sa che il Sole si
sposta di 1° lungo l'eclittica celeste ogni 72 anni. La cadenza del 72 è
stata fissata dall'egizio nelle 72 litanie di Ra, nei 72
nomi divini che furono ripresi
dall'ebraismo e dal proto-cristianesimo. Oltre che come valore macrocosmico, quale orologio solare nella precessione degli equinozi nei 12 segni zodiacali, 72 ha un preciso riscontro nel microcosmo. Infatti nel corpo umano 72 sono le normali pulsazioni cardiache (Sole-Cuore). Naturalmente ognuna delle 72 Intelligenze Divine, 72 nomi angelici o 72 Geni ha la sua specifica influenza e i suoi attributi e mistero. I 72 nomi di Dio Angelo
custode Analogamente alla Tavola
Zodiacale (concepimento), anche per i Segni Zodiacali
(nascita) è possibile risalire ai 72 Angeli che dominavano il giorno in cui
abbiamo visto la luce (l'Angelo custode dei cattolici al quale siamo affidati
alla nascita). Altro Angelo, altra influenza,
attributi ecc. Il Kremmerz scrive:
“L'astralità, ossia la 'tendenza', è il difettivo dell'individuo che noi
consideriamo a seconda della maniera in cui le influenze del mondo hanno agito
su lui al momento della sua nascita. Per esempio, chi ha un'astralità marziale
è un essere forte, battagliero, che si impone. Ma ha una deficienza che è il contrario del 'tipo' marziale. I marziali
peccano di noncuranza a riflettere. Il
genio che si invoca al marziale è quello che ha la qualità opposta e che ne è il correttivo. In ogni astralità c'è il
buono e il cattivo”. Vorrei terminare questo scritto
ricordando, ad integrazione di quanto sopra, che Tommaso d’Aquino ci ha
lasciato un ulteriore insegnamento da tenere sempre presente: “Astra inclinant, non
necessitant – Gli astri influenzano ma non costringono”. Pitagora ammetteva due agenti delle azioni umane, la potenza della Volontà e la
necessità del Destino, e che li sottometteva l’uno e l’altro a una
legge fondamentale chiamata la Provvidenza,
dalla quale emanavano ugualmente. Il primo di questi agenti era libero,
e il secondo costretto: di modo che l’uomo si trovava posto entro
due nature opposte, ma non contrarie, indifferentemente buone o malvagie,
secondo l’uso che sapeva farne. La potenza della volontà
s’esercitava sulle cose da fare o sull’avvenire; la necessità del
destino, sulle cose fatte o sul passato: e l’una
alimentava senza posa l’altra, lavorando sul materiale che si forniscono
reciprocamente: giacché, secondo quest’ammirabile filosofo, è dal passato che
nasce l’avvenire, dall’avvenire che si forma il passato, e dalla riunione
dell’uno e dell’altro che si genera il presente sempre esistente,
dal quale traggono ugualmente la loro origine: idea molto profonda, che gli
stoici avevano adottata. L’uomo può fare miracoli con la sua volontà
ma se non la saprà attivare, sarà sempre influenzato nelle sue azioni dalla sua
astralità e dal passato o necessità del
destino, senza nemmeno rendersene conto. Ma questa è un’altra storia, forse per curiosi alla ricerca di risposte....
Dua-Kheti LA TAVOLA ZODIACALE - PRIMA PARTE
Ultimo aggiornamento Mercoledì 19 Febbraio 2020 18:09 | | Stampa | | E-mail
Con questo scritto vorrei evidenziare
l'importanza di uno strumento che ci può aiutare a conoscere meglio noi stessi
e gli altri. Questo strumento, usato da sempre negli antichi templi, è la “Tavola
Zodiacale”. A me, come mi è stato tramandato, piace chiamarla “Il
quadro delle Astralità”. Che origini ha il
nome della Tavola Zodiacale? Le stelle dello zodiaco sono state
raggruppate in costellazioni, alle quali da tempo immemore sono stati assegnati
nomi di esseri viventi, reali o fantastici. Ciò spiega l'etimologia del nome,
derivato dal greco "z?diakòs", parola a sua
volta composta da zòon, "animale”, “essere
vivente" e hodòs,
"strada”, “percorso". A causa del moto di
rotazione della Terra, infatti, le costellazioni zodiacali sembrano
percorrere lo zodiaco. Questa tavola, come quella dei
cavalieri di re Artù, è rotonda, un cerchio senza inizio né fine, formato da 360
parti o gradi (angolo giro). Io immagino la sua circonferenza come
il confine che ne delimita l'esterno, analogo all'1,
all'assoluto, all'increato, all'invisibile, al non manifesto, all'infinito,
all'eterno, dall'interno, analogo al 2, al
relativo, al creato, al visibile, al manifesto, al finito, al temporale. Le 360
parti o gradi corrispondono a 360 porte o “portali” attraverso i
quali le anime devono passare per incarnarsi in una “nuova” vita corporea,
sottomettendosi necessariamente allo specifico “aspetto della Legge
Unica” che governa l'interno del cerchio: il Binario o Dualità,
cioè: Spirito-Materia, Moto-Spazio,
Uomo-Donna, Bene-Male, Luce-Ombra, Amore-Odio, Piacere-Dolore,
Vita-Morte (Incarnazione di Gesù Cristo e conseguente necessità di
sottomettersi alla morte), ecc. Il momento del passaggio coincide con
il “concepimento”, cioè
con quel momento in cui un atto d'amore venereo, per affinità di
vibrazioni, attrae l'anima ad incarnarsi in un nuovo seme concepito. Quando si viene in contatto con i
segni zodiacali, ognuno di noi pensa automaticamente al segno che governava il
giorno della propria nascita (oroscopo ecc.). Questo è indubbiamente un aspetto
importante ma per gli antichi saggi, molto più importante era da considerarsi
il momento del “concepimento”,
cioè quando la scintilla divina, tramite la vita, si lega all’embrione che si
svilupperà in un nuovo corpo. Come tutti ben sappiamo, la vita del nascituro non inizia il giorno della sua nascita, bensì nove mesi prima. In pratica, quando nasciamo abbiamo già nove mesi di (questa attuale) “Vita”. Che cos'è la gestazione se non vita? Vita intrauterina ma pur sempre vita. Pensate che già dall'ottava settimana di gravidanza il feto manifesta attività oniriche, cioè fa sogni. Quando egli nasce, varca un'altra “porta”e passerà da una vita legata all'elemento acqua (liquido amniotico) ad una legata all'elemento aria, “vede la luce” ed il suo primo pianto-respiro sigillerà il suo nuovo legame con l'atmosfera respirabile. Il feto sogna Acqua - Liquido amniotico Aria - Il primo respiro-pianto Della Tavola Zodiacale, così come il
cerchio la rappresenta, potremmo parlare all'infinito, necessita pertanto
evidenziarne alcune sintesi che ognuno potrà approfondire a seconda delle
proprie aspirazioni. La Tavola Zodiacale ha
un valore sia astronomico che astrologico. Astronomicamente rappresenta l'anno solare diviso in 12
parti, ognuna delle quali prende il nome della Costellazione in
cui entra il Sole, secondo il sistema adottato fin dai tempi più antichi. Il passaggio del Sole in ogni Costellazione
dura, quasi esattamente, un mese quindi le 12 parti, in cui è diviso l'anno
solare, sono fra loro uguali. Corrispondendo la durata di ogni
Costellazione ad un mese, essa a sua volta può essere divisa in tante parti più
piccole quanti sono i giorni del mese. E' da notare, tuttavia, che per
comodità di calcolo e per antico uso, i mesi vengono considerati di 30
giorni e quindi tutto il cerchio può essere diviso in 360 parti o
gradi.
Diremo quindi che la Tavola Zodiacale è divisa in 12 parti di 30° ciascuna, ed ogni parte prende il nome di una Costellazione. Astrologicamente ad ogni Costellazione è attribuita un'influenza astrale
corrispondente al complesso delle virtù di uno dei 7 pianeti. Il pianeta influenzante prende il nome
di Signore della Casa, poiché la Costellazione è considerata Casa del Sole per
tutta la durata. Il Signore della Casa dà la propria
impronta a tutto quello che viene concepito in basso ed in alto durante il suo
dominio: tale impronta si stampa nell'astrale della cosa concepita, la quale
avrà quindi la tendenza a manifestarsi in quel senso. Oltre a questa influenza ve n'è
un'altra. I 30 giorni corrispondenti alla durata
della Costellazione sono divisi in 3 Decadi, ad ognuna di esse è attribuita una
nuova influenza corrispondente ad un altro o allo stesso pianeta. Questo
secondo pianeta è chiamato Decano ed agisce con forza minore del primo e nello
stesso modo. Riassumendo: ogni Costellazione ha un
Signore della Casa e 3 Decadi. Il Signore della Casa ha influenza potente per
tutta la durata: ogni Decano ha influenza simile e minore per 10 giorni. Quindi PER DETERMINARE
LA TENDENZA GENERALE
DI UNA PERSONA
BISOGNA ESAMINARE QUALI
INFLUENZE DOMINAVANO NEL
GIORNO DELLA SUA
CONCEZIONE. USO DELLA TAVOLA ZODIACALE PER TROVARE L'ASTRALITA' DI UNA PERSONA Bisogna rimontare alla data
della concezione, cioè al giorno in cui il NUCLEO STORICO per
affinità di vibrazioni è attirato ad incarnarsi di nuovo in un seme concepito. Dalla data
di nascita si ottiene quella della concezione, tornando indietro di 9 mesi
lunari cioè di 266 giorni. Per trovare sulla tavola le influenze
che dominano in quel giorno, occorre ricordare che il Sole entra in Ariete e comincia
l'anno magico il 21 Marzo; in Toro il 21 Aprile; in Gemelli il 21
Maggio; in Cancro il 21 Giugno; in Leone il 21 Luglio; in Vergine il 21 Agosto;
in Bilancia il 21 Settembre; in Scorpione il 21 Ottobre; in Sagittario il 21
Novembre; in Capricorno il 21 Dicembre; in Acquario il 21 Gennaio; in Pesci il
21 Febbraio. Quindi, l'influenza del Signore della
Casa comincia il 21 di ogni mese e termina il 20 del mese successivo;
l'influenza del primo Decano va dal giorno
21 al 30; quella del secondo dall'1 al 10; quella del terzo dall'11 al
20. Nella tavola acclusa il Signore della
Casa è scritto in stampatello sotto il nome della Costellazione; i Decani sono
espressi secondo il segno astronomico corrispondente a ciascuna delle tre
caselle superiori: Sole – Venere – Mercurio – Luna – Saturno – Giove - Marte Per abbreviare il calcolo, poiché le
costellazioni corrispondenti al progresso dell'anno vanno da sinistra a destra,
si può trovare prima la casella con il Decano corrispondente alla data
di nascita, poi, procedendo in senso inverso alle lancette dell'orologio,
contare 26 caselle dopo quella trovata. Si può anche servirsi di un angolo di 94° (360-266) puntando un lato nella casella del Decano corrispondente alla nascita; l'altro lato, che sarà stato posto alla destra del primo, segnerà il punto ricercato. Naturalmente ognuna delle possibili 7
astralità ha le sue peculiari caratteristiche delle quali ne trascrivo
una sintesi intitolata “Tipi Planetari”. TIPI PLANETARI L'Astralità, ossia la “tendenza”,
è il difettivo dell'individuo.
Quando si sente questo linguaggio magico di Saturno, di Venere, di Mercurio ecc. bisogna tradurlo sempre in tipo vivente e reale. IL SOLARE I solari hanno l'estasi del fuoco e
l'estasi di Venere. E' il giovane attratto dai valori
ideali dell'Io. Esaltato ha sete di perfezione,
d'assoluto; ambizioso, pieno di grandi progetti. Vivere significa identificarsi col
proprio ideale, nell'esercizio della volontà e della piena coscienza di sé.
Vuole affermarsi, dominare, superarsi. E' un selettivo, un esteta, un
aristocratico raffinato, brillante e irradiante. Magnanimo, entusiasta, ama il bel
gesto per piacere più a se stesso che agli altri. Può quindi abbandonarsi al
culto dell'Io e divenire prigioniero del suo personaggio. Egocentrismo e teatralità. Rappresentazione,
estroversione di sé. Il rischio è una fierezza arrogante,
l'orgoglio cieco che gli fa pagare prezzi altissimi.
Affinità elettive: la vocazione,
l'etica, gli onori, il fasto. IL LUNARE I lunari sono esseri presi da
timidezza, titubanti, dolcissimi; sono femminei. Essi devono conseguire quella energia
che il loro impulso di concezione non ha dato loro. Il lunare si corregge, dandogli un
genio tipico solare. Da tale connubio si ha un complemento
che si uniforma al sole non con tendenze passive, indecise, remissive. Un lunare veramente tale, ossia
cattivo, è un tipo che conosce la fantasia, non la verità: è straripante, è un
pazzo. Considerandolo si ha l'idea dello squilibrato. L'interno suo è un
superfluo della fantasia. La fantasia è oggettivante. Quindi si ha il
disequilibrio. Per correggerlo ci vuole un genio
saturniano, nel quale la fantasia è cancellata. Vive in armonia con l'infanzia che per
lui non finisce mai. Ne ha la tenerezza, il candore, l'ingenuità, la purezza.
E' impastato d'istinto e di anima perché è vicino alla vita animale: è emotivo,
impulsivo, sensibile, impressionabile, influenzabile, ricettivo, pigro. Vivere è sognare ad occhi aperti,
abbandonarsi alla propria immaginazione, ai propri umori e capricci, alla propria
ispirazione. E' vittima della sua visione
soggettiva che si traduce nel gusto nostalgico del rifugio, dell'intimità
domestica; il bisogno di ritornare al proprio passato fino, nei casi peggiori,
a una vera e propria regressione all'infanzia (famiglia e casa). Sarà quindi un conservatore, fra le quattro pareti domestiche protettive come la madre, come l'utero materno il proprio chiuso universo. Al polo opposto può esserci il tipo vagabondo, instabile e “marinaio”, il “bohémien”, l'hippy in cerca di nuove sensazioni, di paesi mitici, quello che gira il mondo mentre pensa sempre a casa sua e ci ritorna sempre. continua ... Dua-Kheti |
LISTA ARTICOLI
- TRATTO DALLA CORRISPONDENZA DELLA NOSTRA SCHOLA
- LA COSCIENZA CHE DIVIENE AMORE DI DIO
- UN OMAGGIO AL MAESTRO GIULIANO KREMMERZ
- LUZ, IL NOCCIOLO DELL'IMMORTALITÀ
- ESEMPI DI PRUDENZA E SAGGEZZA
- LA DIMENSIONE TRASCENDENTE È IL CULTO DIVINO.
- DAL LIBRO I FONDAMENTI SPIRITUALI DELLA VITA DEL FILOSOFO VLADIMIR S. SOLOVIEV
- APPENDICE AL TESTAMENTO SPIRITUALE DI SALVATORE MERGÈ SULL’ "ALCHIMIA MATERIALE"
- PREGHIERA A MARIA
- LE MOTIVAZIONI CHE INDUSSERO GIULIANO KREMMERZ A ESCLUDERE I MASSONI DALLA NASCENTE E FUTURA FR+ TM+ DI MYRIAM.
- GALILEO ALL'INFERNO
- CONSIDERAZIONI FRATERNE
- IL VIAGGIO DI DANTE ALLA LUCE DEI RIMANDI ASTRONOMICI
- UN PENSIERO DI RINGRAZIAMENTO PER IL TESTAMENTO SPIRTUALE DEL M° SALVATORE MERGÉ
- LETTERA DI RINGRAZIAMENTO A FIRMA DI UN FRATELLO DI HERMES
- NOTIZIA STRAORDINARIA !!!
- KHEPRI
- LA PICCOLA CORONCINA PER LA DIVINA PROTEZIONE
- CURIOSITA' ASTRONOMICHE
- IL GENIO
- IL PENSIERO
- E NON CI INDUCA IN TENTAZIONE
- LETTERA A S.S. PAPA FRANCESCO
- MISURARE IL TEMPO IN CHIESA CON IL SOLE
- LETTERA DI RINGRAZIAMENTO E ALCUNE RIFLESSIONI SUL TESTAMENTO SPIRITUALE DI SALVATORE MERGÈ
- IL CUORE
- IL TERZO OCCHIO LA GHIANDOLA PINEALE O EPIFISI
- SIMBOLI DEL CUORE DI CRISTO
- LA BOCCA: LA PORTA DEL TEMPIO
- I MISTERI ISIACI
- ISIDE REGINA
- PREGHIERA A ISIDE
- LA LEGGE DELLE LEGGI
- COMUNICAZIONI
- ALMANACCO 2018
- INNO AL SOLE
- GENIO DI LUNA
- THOTH
- IGNIZIAZIONE: IL VALORE DELLA PURITÀ
- LA TAVOLA ZODIACALE - SECONDA PARTE E FINE
- LA TAVOLA ZODIACALE - PRIMA PARTE
- MACROCOSMO E MICROCOSMO
- SIMBOLISMO DEGLI ANIMALI SACRI DELL'ANTICO EGITTO
- ASTRONOMIA AD OCCHIO NUDO
- KEPLERO IL PREVEGGENTE
- ILLUMINAZIONE ... VENDESI
- IL PROFESSORE DI FILOSOFIA
- RICORDO HIROSHIMA
- SCHEDA ESOPIANETI
- CIO' CHE E' IN BASSO E' COME CIO' CHE E' IN ALTO