UN'INTERPRETAZIONE ERMETICA, DANTE E DEI SUOI RAPPORTI CON I FEDELI D'AMORE
La chiave di interpretazione reale di ciò che si nasconde velatamente "delli versi strani" è l'armonia rivelatrice che nei trentatre canti della Divina Commedia esprimono il vero significato dei due imperi: quello Sacro del Popolo e quello Imperiale (raffigurato dall'aquila) i quali si rafforzano l'un l'altro quando procedono entrambi secondo la Luce della Verità.
Secondo il pensiero di Dante il procedimento del misticismo cristiano deve essere in armonia con le leggi materiali che riguardano lo stato dell'impero, in collaborazione con la Chiesa l'unica forza equilibratrice per il cammino evolutivo dei popoli instradati sul retto sentiero unitario. Quando la croce e l'aquila Imperiale, ossia lo stato e la Chiesa, mantengono unitari e sacri principi della giustizia, guidando rettamente i popoli, nell'ambito delle due potenze vengono eliminati gli enormi errori, che si sono continuamente verificati nei due milleni, in cui la croce e l'impero si sono scontrati fra di loro.
Dante fa osservare attraverso la Divina Commedia, che non sempre sulla cattedra di Pietro si sono assisi dei pontefici degni di portare avanti il Vangelo di Amore del Cristo. La corruzione che in certi periodi storici ha raggiunto il vertice della Chiesa è stata assimilata da Dante alla meretrice seduta sul trono mistico dell'amore, dove la croce rappresenta il sacrificio divino e la ressurrezione. Dante ci addita quei tempi nei quali non fu la croce luminosa ad essere in auge, ma la corruzione e le deviazioni dell'insegnamento evangelico, che portarono ad una specie di fallimento religioso e morale, malgrado gli autentici mistici predicassero la verità, vivendola in modo esemplare.
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L'acutezza del pensisero ha messo Dante in contatto con i templari, per verificarne l'alta spiritualità e lo scettro imperiale necessario a mantenere l'integrità unitaria dei due poteri, religioso e imperiale. Il linguaggio segreto usato da Dante, esprime la penetrazione dell'esoterismo illuminante usato dai Fedeli d'Amore i quali avevano raggiunto la visione della realtà, contemplando le virtù necessarie che la Chiesa e l'impero, muti, dovevano trasmettere continuamente ai popoli, a loro soggetti per Divino Volere.
Il linguaggio Segreto di una parte della letteratura italiana di allora, veniva espresso attraverso il gergo iniziatico, che i Fedeli d'Amore usavano per essere compresi dalle altre confraternite di quei tempi, dato le lotte intestine che straziavano una parte della nostra penisola.
Doppia è l'allegoria usata dai Fedeli d'Amore, dai Templari e da altri, affinchè il richiamo verso le schole iniziatiche di tutti i tempi, possano dare la giusta direttiva per diramare il groviglio che si ha, quando la corruzione subentra nei due poteri, portando il disordine e lo sfaldamento.
Sia i Fedeli d'Amore che i poeti del "Dolce Stil Nuovo", che inneggiavano al purissimo amore romantico, erano gli alfieri e i paladini i quali usavano la penna, come fiammeggiante spada veritiera con la quale guerreggiare, additando l'amore fraterno, potenza divinatrice per edificare l'armonico regno terrestre mistico e imperiale, dove la croce rappresenta il vero Cristo dell'olocausto, della redenzione e della resurrezione. Tale vessillo luminosissimo è stato continuamente inalzato dai pensatori e lo Spirito del Cristo emerge visivo tra gli alfieri della luce, non sempre compresi e apprezzati.
Le vestali hanno sempre custodito la divina fiamma del sapere attraverso l'assoluta purezza del loro cuore e della loro mente, da dove sono scaturiti i trattati immortali del vero sapere. Se i due poteri avessero bene assimilata l'alta simbologia espressa dal Cantico dei Cantici, poema divino, avrebbrero vissuto quell'Amore perfetto e meraviglioso, al fine di crescere e di elevare l'umanità affidata ad essi.
Come la rosa* (nota) possiede molti petali, adorna di molti colori e dal profumo inebriante, così molteplici sono gli aspetti, artistici, letterali, musicali e poetici che si esprimono attrverso i cantori del bello, che i trovatori esprimevano deliziando le corti, di castello in castello. Spesso con il linguaggio figurato, parlavano l'idioma del risveglio dove l'energia e gli scontri ambiziosi, portavano stragi e rovine sia nel clero che fra i potenti dell'epoca, avvilendo sia la croce che l'impero.
L'innamoramento sia mistico che profano, esalta e divinizza la donna, la cui bellezza diviene incanto per il cuore, che viene preso ed ingentilito, i più grandi poemi, sia letterali che armonici, dove le opere musicali hanno creato degli autentici capolavori, esprimono il Soffio divinizzante del perfetto Amore.
Sia la Kabbala che le Sephirot, usano l'idioma della triade divina, emettendo la Luce Sapienziale che ha formato ovunque i grandi iniziati. la donna dei fedeli d'Amore, può essere paragonata alla Vergine Immacolata Sapienza, come immacolato risulta essere l'idioma della conoscenza, che proviene da un Sole in cui tutte le condizioni sapienziali, sia cosmiche che terrestri, sono il riflesso della divinità, che forma attraverso i novizi, i grandi personaggi che la rappresentano.
Dodici sono gli aspetti in manifestazione di tutto il creato, essendo essi la trinità sapienziale riunita in quattro aspetti divini (virtù). Ogni parola del Sacrario mistico e sapienziale possiede l'idioma segreto usato dai grandi iniziati per trasmettere agli alunni, l'elevate conoscenze del mondo superiore.
Il linguaggio segreto dei Fedeli d'Amore non è rimasto nascosto, perché continua ad illuminare i grandi pensatori e ad essere mostrato nelle varie schole misteriche. Le antiche tradizioni segrete, sono coerenti con il linguaggio misterico dei Fedeli d'Amore, essendo la vera conoscenza, emissione dell'antica Scienza dei Magi che non si è mai spenta.
L'amore platonico posseduto dai grandi iniziati, non aveva nulla a che vedere coll'amore sessuale, i quali erano piuttosto attratti dall'irradiamento Solare, proveniente da un cielo diverso dall'umano, dove il mondo profano non riesce ancora a penetrare; questa è la donna venerata dai Fedeli d'Amore, cioè la Sapienza.
Il pensiero elevato del sommo poeta Dante nei momenti di estasi poetica, era sgombro dall'impurità umana, così da potersi immergere in quel mare meraviglioso, dove soltanto i grandi iniziati come lui, possono navigare.
Le allegorie di cui è ricca la Divina Commedia, esprimono una realtà diversa dal concetto letterale, perciò lo studio di alcune importanti terzine, dovrà essere eseguito con il discernimento adatto a comprendere il vero significato di certe frasi sibilline. Dante ha dovuto celare al mondo profano, sia i segreti acquisiti fra i Fedeli d'Amore, che quelli intuiti dalle facoltà che possedeva, essendo anche lui, una persona in cui l'innata Sapienza dei Magi, si era risvegliata interiormente. Il sacro e il profano, inseriti nella Divina Commedia, sono di notevole interesse per il loro linguaggio, considerando i tempi in cui Dante li affrontava, che hanno infastidito sicuramente qualche autorevole posizione di allora.
L'idioma ermetico, espresso nella Divina Commedia, non è leggibile se non si conoscono i vari punti misterici che Dante e i Fedeli d'Amore possedevano.
Il sonno dell'uomo comune non può, se non risveglia in sè l'Io Divino, interpretare esattamente il linguaggio ermetico espresso nei testi dei Fedeli d'Amore.
I fratelli di Hermes
discepoli della scuola del Kremmerz
nota-rosa* (mistica)= lo stesso Krememrz ci addita Miriam e la rosa mistica degli illuminati, tra i quali possiamo additare la confraternita dei Rosa+Croce.